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L’educazione in modalità e-learning destinata ai rifugiati

L’e-learning continua a svolgere un ruolo importante nell'assicurare il rispetto del diritto all’istruzione, anche per i rifugiati che, in questo modo, possono integrarsi rapidamente nelle società dei paesi ospitanti ed entrare nel mondo del lavoro.

Secondo le Nazioni Unite, attualmente sarebbero circa 25,9 milioni i rifugiati in tutto il mondo. Nel 2018, circa la metà erano bambini sotto i 18 anni. La Convenzione sui rifugiati delle Nazioni Unite del 1951 ha delineato i dieci diritti fondamentali per i rifugiati, tra cui il diritto all'educazione. 

Iván Martín, membro dell’Interdisciplinary research group on immigration dell’università Pompeu Fabra di Barcellona e curatore della ricerca “ From refugees to workers” (curata dal Migration Policy Center) che analizza le politiche messe in atto da alcuni Paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia a Regno Unito) per far fronte alla sfida dell’inserimento lavorativo dei richiedenti asilo giunti nel Vecchio Continente a partire dal 2014, ha dichiarato: “Dare ai rifugiati la possibilità di lavorare rappresenta il modo migliore per ottenere una buona integrazione anche dal punto di vista sociale e culturale. Non dobbiamo poi dimenticarci che la gran parte di queste persone resteranno a vivere in Europa per molto tempo: dare loro gli strumenti per diventare prima lavoratori e poi cittadini conviene a tutti”, 

Già da alcuni anni i governi di USA, Germania e Italia, in collaborazione con decine di organizzazioni, hanno lanciato vari programmi per offrire ai rifugiati l'accesso a servizi educativi basati sull’e-learning, in maniera del tutto gratuita. In questo modo, i rifugiati di tutto il mondo possono acquisire le competenze necessarie per trovare lavoro nelle aziende: competenze che saranno riconosciute dai datori di lavoro nei paesi di accoglienza. 

Grazie a questi programmi, migranti e rifugiati possono iscriversi a più percorsi di studio incentrati su business, informatica, scienze politiche, ingegneria meccanica, formazione in ambito linguistico e sociale. Attraverso queste iniziative, infatti, vengono offerti corsi e diplomi on-line in cinque lingue, tra cui italiano, inglese, francese, greco e arabo. Gli insegnanti provengono da tutto il mondo, alcuni sono essi stessi rifugiati, e offrono le loro lezioni tramite videoconferenze e altri strumenti digitali interattivi.

Tuttavia, secondo alcune stime, meno dell'1% dei rifugiati in età universitaria è iscritto ad un corso di studi, rispetto alla media mondiale del 34%. Per colmare questa lacuna, l'e-learning per i rifugiati dovrà espandersi: compiere il passaggio da “rifugiati” a “lavoratori” richiede risorse economiche, politiche attive del lavoro, una normativa favorevole, maggiori infrastrutture tecnologiche e soprattutto una volontà politica ben definita, al fine di sostenere la formazione e l’inserimento lavorativo dei profughi. La mancata partecipazione al mercato del lavoro dei rifugiati causerebbe costi elevati per la società, per questo è importante ridurre i tempi per permettere un ingresso precoce ai percorsi di formazione e al mercato del lavoro aziendale.


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