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Le sorti del lavoro da remoto: si tornerà in ufficio?

Si leggono opinioni contrastanti sul ritorno in ufficio alla fine della pandemia. Chi rimarrà a lavorare da casa? Si potrà davvero dire addio al telelavoro?

In quest’anno di pandemia il lavoro da remoto si è imposto per causa di forza maggiore. Nonostante le difficoltà iniziali, dovute alla mancanza di formazione sugli strumenti per il lavoro agile, dal software per videoconferenza alla piattaforma eLearning dedicata alla formazione online, molte aziende hanno trovato questo nuovo modo di lavorare efficace, oltre che necessario. La domanda, ora, è: come si comporteranno le aziende? Continueranno a usare il lavoro da remoto e con esso la formazione a distanza? Adotteranno soluzioni ibride, incluso l’apprendimento misto, oppure si tornerà tutti in ufficio? Ecco i trend sul futuro del lavoro agile o smart working.

Lavoro da remoto: pro e contro

Prima di vedere cosa pensano Google e altre grandi aziende del lavoro da remoto, possiamo sintetizzare il dibattito ancora in atto su come quest’anno eccezionale abbia cambiato la nostra concezione del lavoro nel classico confronto tra i pro e i contro. I primi sono decisamente maggiori:

Pro del lavoro da remoto

  • Maggiore flessibilità e produttività
  • Risparmio sui corsi di trasporto e sui costi fissi delle sedi
  • Riduzione di traffico e CO2
  • Migliore conciliazione tra tempo libero e famiglia (anche se, spesso, la maggiore libertà dipende dal genere)

Contro del lavoro da remoto

  • Mancanza di interazione sociale dal vivo
  • Difficoltà nell’uso di sistemi informatici aziendali

Con un sistema che promuova l’interazione da remoto, per esempio gli strumenti di social learning presenti del proprio LMS, learning management system, e con la formazione adeguata sull’uso degli strumenti informatici, queste carenze possono essere facilmente superate.

Futuro del lavoro da remoto: cosa dicono gli studi in Italia

Nel novembre 2020, in piena seconda ondata, un convegno degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano non aveva dubbi sulla forte “spinta al lavoro da remoto”. Secondo i dati raccolti, si è passati da 570 mila lavoratori a distanza nel 2019 agli oltre 5 milioni nel 2020, con dipendenti da remoto che ammontano al 97% della forza lavoro per le grandi aziende, al 94% per l’amministrazione pubblica e il 58% per le piccole e medie imprese. Stando allo stesso studio, il lavoro da remoto non sparirà in futuro ma si aggiungerà a quello "da ufficio", dando il via a una soluzione ibrida.

Quante persone lavoreranno da remoto in Italia?

Come abbiamo visto in un precedente articolo a proposito dei numeri dello smart working nel 2020, secondo il Politecnico di Milano, nei prossimi anni in Italia ci saranno almeno 5,35 milioni di lavoratori agili ripartiti in questo modo:

  • 32,2 % nelle grandi aziende
  • 27,7% nella pubblica amministrazione
  • 22,9% nelle microimprese
  • 17,2 % nelle PMI

Le giornate di lavoro da remoto saranno 2,7 a settimana per il 70% delle grandi imprese, 1,4 giorni da remoto nel pubblico. In Italia, la risposta sembra quindi un modello ibrido.

Investimenti in spazi di lavoro e formazione digitale, sono il presupposto per mantenere vivo il lavoro agile.

Il modello Google e Goldman Sachs: lavoro da remoto in ufficio!

In controtendenza rispetto alla velocità con cui Google aveva optato per il lavoro da remoto, a partire da settembre 2021 gli uffici riapriranno i battenti, ma su base volontaria. Secondo un articolo della BBC, rimarrà la possibilità di lavorare da un altro paese per 14 giorni l’anno e il lavoro da remoto potrà essere prolungato eccezionalmente di altri 12 mesi, ma sembra che i manager spingano per un ritorno in ufficio.

Per Microsoft e Facebook, tuttora in lavoro agile, bisogna rimanere flessibili e adattarsi all’evolvere della situazione. Per motivi di sicurezza, istituti bancari e finanziari come Goldman Sachs, JP Morgan e Barclays, si sono mostrati decisamente contro il lavoro da casa. La domanda è se le riunioni o la formazione con più persone si terranno tramite videoconferenza, anche stando nello stesso edificio, per evitare assembramenti.

Workation e paradisi per il lavoro da remoto

A riprova del carattere duraturo del lavoro agile, iniziano a moltiplicarsi le offerte pubbliche e private di servizi e incentivi per chi vuole lavorare da casa. Alcune app offrono alle aziende dei soggiorni immersi nei paesaggi più belli d’Italia da cui far lavorare i dipendenti più meritevoli.

Diversi Stati, noti come meta di vacanze da sogno, hanno iniziato a offrire visti speciali per chi lavora da remoto. Dalle Mauritius alle Bahamas, ci sono sgravi fiscali fino al 90% per chi vuole soggiornare per un anno nel paese portando con sé il proprio lavoro agile e introiti da un minimo di 2000 dollari mensili. C’è chi invece decide rientrare a casa, come evidenzia un articolo del Financial Times, secondo cui il numero di dipendenti italiani in smart working che decide di lavorare da casa nel proprio paese di origine, specie nel Sud Italia può avere un impatto positivo sulla perdita di popolazione attiva.

In questo anno di pandemia molte aziende hanno potuto vedere che il lavoro da remoto ha più benefici che costi. Per questo, soprattutto le grandi e micro imprese continueranno a mantenere vivo il lavoro a distanza, almeno per metà dei giorni settimanali. Altre stanno ponderando un ritorno in ufficio o una soluzione mista. La sfida per le aziende italiane è quella di continuare a formare i dipendenti sugli strumenti digitali per mantenere alta la motivazione e la produttività. L’eLearning è l’alleato ideale del lavoro agile e misto.


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