Dislessia e font per l'eLearning
I font per la dislessia funzionano davvero?
Abbiamo già parlato di "Come creare un corso online accessibile?" e di "Disabilità e bisogni speciali: i vantaggi dell'eLearning", ovvero di quanto sia importante presentare in modo chiaro e leggibile le informazioni presenti nel corso online.
In questo articolo approfondiamo il caso dei caratteri speciali per i corsisti che soffrono di dislessia, un disturbo specifico dell'apprendimento che comporta difficoltà nella lettura e tavolta nella scrittura. La dislessia è sempre più comune: dal 2010 al 2019 i giovani con una diagnosi di dislessia sono quintuplicati ( Ansa).
Si parla sempre di più di "font per la dislessia", ma gli esperti avvertono di essere cauti nell'entusiasmo in questa direzione in quanto si basano su un'idea sbagliata.
Nel 1927, il neuropsichiatra Samuel Orton coniò il termine strephosymbolia (che significa letterarmente "simbolo contorto") osservando come molti dei suoi giovani pazienti con difficoltà di lettura invertissero lettere simili (ad esempio la d e la b). Il termine prese un'accezione differente nel tempo, ma il nome rimase inalterato, alimentando le speculazioni sul fatto che la dislessia fosse un disturbo visivo che causava l'apparizione delle lettere stampate in modo confuso e disordinato.
Da allora, le proposte di prodotti incentrati sulla dislessia non sono mancate (occhiali colorati, occhiali a prisma). Nell'ultimo decennio si è parlato spesso di caratteri tipografici progettati appositamente per alleviare le difficoltà di lettura associate alla dislessia. Grazie alla dimensione e alla forma dei caratteri, alle linee più spesse, la velocità e l'accuratezza dei lettori dislessici dovrebbe essere agevolata e gli studenti dovrebbero essere aiutati a distinguere tra lettere simili. I progettisti dei caratteri sostengono, infatti, che la "pesantezza" delle lettere, ad esempio, impedisce loro di capovolgersi o di andare da sinistra a destra, mentre i bracci - la parte superiore di una b o di una d, ad esempio - hanno uno spessore variabile per ridurre la possibile confusione.
Tuttavia, il fatto che la dislessia sia un problema visivo radicato nel riconoscimento impreciso delle lettere (presupposto su cui si basano anche questi font) "È un mito", come spiega Joanne Pierson, patologa del linguaggio presso l'Università del Michigan. "Contrariamente a quanto si crede, il problema principale della dislessia non è l'inversione delle lettere (anche se può essere un indicatore)", scrive. La difficoltà sta nell'identificare le unità sonore discrete che compongono le parole e nel "far corrispondere i singoli suoni alle lettere e alle combinazioni di lettere per leggere e scrivere".
Insomma, la dislessia è una difficoltà di elaborazione basata sul linguaggio, non un problema visivo; nonostante le idee sbagliate diffuse e durature che, a dire della International Dyslexia Association, sono davvero dure a morire anche quando vengono smentite o screditate con forza.
Le prove a favore dei font per la dislessia crollano
In uno studio del 2017, i ricercatori hanno testato se OpenDyslexic (un font open-source e gratuito caratterizzato da linee più spesse vicino alla parte inferiore delle lettere) potesse migliorare la velocità e l'accuratezza di lettura dei bambini con dislessia.
Esempio di font OpenDyslexic
I ricercatori hanno confrontato il font con altri due font diffusissimi, Arial e Times New Roman, e hanno scoperto che il font apparentemente favorevole alla dislessia in realtà riduceva la velocità e l'accuratezza della lettura; senza contare che nessuno degli studenti ha segnalato una preferenza per il materiale in OpenDyslexic.
Un altro studio del 2018 ha confrontato un altro font per la dislessia a pagamento, Dislexie, con Arial e Times New Roman e non ha riscontrato alcun beneficio in termini di precisione e velocità di lettura. Anche in questo caso, i bambini hanno espresso una preferenza per i font tradizionali.
Esempio di font Dislexie
Font per la dislessia: false speranze?
Lo studio del 2017 sottolinea che i font per la dislessia possono invece creare false speranze negli studenti e provocare delusioni. "Il danno maggiore può verificarsi quando gli studenti, che hanno già sperimentato notevoli difficoltà e fallimenti accademici legati all'apprendimento della lettura, hanno un'ulteriore esperienza di fallimento quando non sono in grado di leggere in modo significativamente migliore con un font progettato appositamente per loro".
I bambini affetti da dislessia devono spesso affrontare lo stigma nel confronto con i propri coetanei e possono temere di non essere abbastanza "intelligenti" per padroneggiare i materiali. Se a un bambino viene promesso che un font per la dislessia può aiutarlo a leggere e poi i voti o l'esperienza di lettura non migliorano, potrebbe concludere che il problema risieda nelle sue capacità e non nel font, contribuendo a creare sentimenti di impotenza e scoraggiamento.
Font leggibili
Secondi gli esperti della British Dyslexia Association, la leggibilità dei caratteri è certamente importante ... per tutti i lettori, non solo per i dislessici: l'associazione consiglia di utilizzare caratteri progettati per la leggibilità generale (ad esempio, Arial, Verdana e Tahoma).
Come migliorare davvero la lettura?
la dimensione dei caratteri dovrebbe essere compresa tra 12 e 14 punti,
i titoli delle sezioni dovrebbero essere utilizzati per creare una struttura coerente all'interno dei documenti, facilitando la navigazione e la comprensione.
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