DAD: un’opportunità in caso di allerta meteo
La Didattica a distanza ci ha trovati impreparati a pandemia appena iniziata, ma oggi potrebbe essere sfruttata in speciali circostanze. Serve però che il personale sia adeguatamente formato.
Con lo scoppio della pandemia di Covid 19, il mondo intero si è trovato a fronteggiare condizioni di vita totalmente nuove e per cui si era impreparati. Dopo l’iniziale chiusura degli istituti scolastici di ogni ordine e grado e con un futuro incerto all’orizzonte, ha fatto capolino la Dad, la Didattica a distanza, uno strumento che consentito a milioni di studenti di portare avanti, senza interruzioni, il percorso di studi. Quegli strumenti che rappresentavano la vita casalinga, lo svago, sono stati tradotti in strumentazioni utili all’apprendimento. Parliamo di pc, tablet, webcam, microfoni, social network e così via. Con la riapertura delle scuole e con la ripresa dell’attività in presenza con la modalità classica della lezione frontale, la Didattica a distanza è finita in cantina, ma potrebbe rivelarsi utile in particolari circostanze come, ad esempio, una prolungata allerta meteo che costringe le scuole alla chiusura forzata e senza una precisa indicazione per la riapertura.
Perché la Dad non è più legittima
Allo stato attuale, se non dovessero esserci novità introdotte dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, la modalità di lezioni da remoto, è destinata a restare in cantina. Questo perché CCNL sulla Didattica Digitale Integrata recita all’articolo 1 quali sono i casi di applicabilità della Dad. Nello specifico può essere prevista “fino al perdurare dello stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri, dovuto al diffondersi del virus COVID-19 in forma complementare o esclusiva qualora dovesse disporsi la sospensione dell’attività didattica in presenza, al fine di garantire la continuità del diritto all’istruzione, quale strumento complementare alla didattica in presenza nelle istituzioni scolastiche di secondo grado ovvero, nella generalità delle istituzioni scolastiche qualora l’andamento epidemiologico dovesse configurare nuove situazioni emergenziali a livello nazionale o locale”. Inoltre, la didattica integrata si svolge “nel rispetto della libertà di insegnamento, delle competenze degli Organi collegiali e dell’autonomia progettuale e organizzativa delle istituzioni scolastiche”. La norma è molto chiara e non prevede altre motivazioni per il ritorno alla Dad se non un peggioramento grave della condizione epidemiologica del nostro Paese. Una allerta meteo, anche di più giorni diramata dalla Protezione civile, non potrebbe quindi essere una causa giusta per un ritorno all’istruzione da remoto. Il dirigente scolastico non ha alcun potere in questo senso, non può ordinare ad un docente di attivare l’attività integrata se la scuola è chiusa.
Un’occasione mancata
L’inizio delle attività in Dad non è stato tutto in discesa. Come noto, tantissimi insegnanti e altrettanti studenti, specialmente nel primo periodo hanno riscontrato una serie di difficoltà derivanti dalla novità: nessuno era pronto e preparato e tra connessioni lente e microfoni malfunzionanti, hanno causato non poco stress al popolo della scuola. Ma se è vero questo è anche vero che con il passare dei giorni e dei mesi, questa attività ha rappresentato una importante valvola di sfogo per chi era costretto a stare chiuso in casa. La didattica a distanza è uno strumento di apprendimento immediato che, a differenza delle riunioni di lavoro fatte al pc, è stata subito accantonata. Due pesi e due misure per due modalità che perseguivano lo stesso obiettivo ma avendo come soggetti attivi persone di età differenti. In ambito lavorativo, infatti, continuano ad essere in vita le famose “call” di gruppo.
Cosa prevede l’atto di indirizzo
Un piccolo spiraglio arriva però dall’Atto di indirizzo del Ministero dell’Istruzione e del Merito che pur ribadendo come "la didattica in presenza è l’ordinaria e fondamentale modalità di prestazione del lavoro docente, qualora nel rispetto della libertà d’insegnamento e del profilo professionale dei docenti e nell’ambito delle prerogative degli organi collegiali della scuola, si faccia ricorso a modalità di lavoro a distanza per il personale docente, nelle ipotesi individuate tramite fonte primaria, il contratto disciplinerà le modalità della prestazione, confermando altresì per i docenti il quadro delle attività funzionali all’insegnamento al di fuori dell’orario d’obbligo, al fine di non generare nuove necessità di fabbisogno di orario di insegnamento”. Ciò significa che finché mancherà una legge, non c’è alcuna possibilità ma nel momento in cui, in casi speciali, una norma facesse riferimento alla didattica alla distanza, dovranno essere gli organi collegiali della scuola a farvi ricorso stabilendo le modalità di svolgimento attraverso il contratto.
Cosa è stato sbagliato con la Didattica a distanza
In un intervento sulle colonne di Repubblica che suscitò molto interesse nel corpo docente, il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, spiegò che la Dad “è stato un sostituto modesto della didattica in presenza: non a caso le superiori, che hanno utilizzato l’online più delle scuole medie e primarie hanno sofferto maggiormente. Nel lockdown della primavera del 2020 la Dad non aveva alternative; ma nei mesi successivi il Governo ha invece trascurato le altre strade, adottate nel resto d’Europa, per garantire l’insegnamento in presenza, con sufficiente sicurezza. La Dad non potrà essere l’unica soluzione. I docenti si sono limitati a riproporre online il metodo d’insegnamento tradizionale: lezione frontale, compiti e verifiche. La didattica digitale può essere efficace a condizione che gli studenti non siano soggetti passivi davanti ad un video”. Gavosto spiegò ancora che “la pandemia semmai ha messo ancora più in luce che le competenze didattiche di troppi docenti si fermano a un’unica modalità – la vecchia – e sono perciò inadeguate. La sola conoscenza della materia non basta più: al centro va messa la capacità di insegnare”.
Dad e interazione degli studenti: un modello di e-learning
L’intervento di Gavosto ebbe molto successo proprio perché sollevò il reale centro del problema e, probabilmente, anche quella che oggi è la ragione per cui la didattica a distanza non viene utilizzata in casi speciali come un’allerta meteo: la passività degli studenti. Ciò che il corpo docente ha fatto nel corso dei mesi della pandemia di Covid-19, è stato riproporre in maniera digitale la classica lezione frontale, senza coinvolgere davvero gli alunni, senza renderli parte integrante di una modalità di apprendimento interattivo. L’e-learning, come noto, è una modalità che richiede una grande competenza e consapevolezza di chi tiene una lezione perché:
- Il calo dell’attenzione è dietro l’angolo
- Le distrazioni da remoto sono moltiplicate
- Non c’è reale possibilità di controllo della classe
Questi aspetti andrebbero sempre tenuti ben a mente quando si approccia ad una classe virtuale. Dall’altra parte, è altrettanto importante tenere ben presente i diritti del personale docente come il diritto alla disconnessione. Come sancito dal CCNL sulla Ddi, i diritti dei docenti restano in primo piano e tengono conto delle ore di lavoro, delle relazioni sindacali, della naturale predisposizione all’utilizzo di strumenti troppo tecnologici, ma anche e chiaramente salute e sicurezza.
Qualche trucco per essere efficaci in video
Come spiegato, mantenere alta l’attenzione della classe è un banco di prova molto importante. Che si tratti di una lezione video o di una trasmissione in diretta, esistono dei piccoli trucchi che possono essere seguiti per migliorare la propria performance.
- Verificare che la connessione sia ok
- Posizionare la camera in modo che la visuale sia idonea
- Fare una prova di trasmissione
- Dotarsi di una luce adatta alla stanza in cui si intende tenere la lezione
- Utilizzare un abbigliamento consono al proprio ruolo
- Non temere la camera e guardare “negli occhi” gli studenti
- Evitare le interruzioni di figli, conviventi o altre persone
- Chiedere, di tanto in tanto, se l’audio è buono, se ci sono problemi
Quali prospettive per il futuro della Dad
Il governo, insediato da poco più di un mese e ora alle prese con la delicata Legge di Bilancio, difficilmente troverà modo di occuparsi in tempi brevi di un tema come questo. Il neoministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, qualche giorno fa ha siglato il nuovo contratto scuola che, se da una parte ha fatto luce sulla questione economica, dall’altra ha lasciato scoperti diversi temi tra cui proprio quello della Didattica a distanza. L’orientamento del nuovo governo pare, in ogni caso, in linea in questo senso con quanto disposto in precedenza: stop alla Dad con la fine dello stato d’emergenza. Certo è che i cambiamenti climatici lasciano poco spazio all’immaginazione e che, pur sperando che non ci sia il bisogno, la scuola dovrà attrezzarsi per evitare di farsi trovare nuovamente impreparata di fronte alla gestione della scuola in emergenza. Ciò di cui i docenti hanno bisogno è una adeguata formazione in campo didattico che consenta loro di “abbandonare” quando necessario la classica modalità della lezione frontale.
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