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Microlearning a scuola: ottenere il massimo in aula e in DAD

La pandemia di Covid-19 impone, nel panorama dell’istruzione italiana, una riflessione digitale che sia concreta e che punti al vantaggio del discente. Il microlearning è una soluzione valida e attuale.

Se la Didattica a distanza (DAD) è entrata prepotentemente nel vocabolario comune, si fa ancora troppa fatica nel nostro Paese ad accettare l’avanzare dei tempi e del digitale. L’eLearning si è rivelato, però, fondamentale in tempi di pandemia e questo costringe anche i più scettici a fare i conti con le nuove esigenze della formazione sia in ambito scolastico che professionale. Il microlearning, ovvero una didattica in pillole, è un approccio ultramoderno che non solo favorisce l’apprendimento ma che supera di gran lunga ogni modalità di lezione frontale oggi adoperata in classe.

Un vecchio-nuovo concetto

In uno scritto pubblicato su LinkedIn da Mirjam Neelen (Novartis) e Paul A. Kirschner (Università dei Paesi Bassi), si scopre che il concetto di microlearning è tutt’altro che nuovo. I due ricercatori lo definiscono “nuovo termine hipster” ma che in realtà fa capolino per la prima volta nel 1970 e precisamente in una sorta di bugiardino di un videoregistratore pubblicato con il nome di “VTR: In-Service Tool for Improving Instruction” in cui un intero capitolo è dedicato all’utilizzo dello strumento (a quei tempi ipertecnologico) ai fini della didattica.

Gli insegnanti, si leggeva, possono analizzare il loro comportamento in classe attraverso la tecnica del microlearning. Un docente, che presenta una breve lezione a un piccolo gruppo di studenti per una durata di 5-10 minuti, si concentra su una specifica abilità di insegnamento. Dopo aver trasmesso le nozioni in formato breve, si può valutare ciò che è stato spiegato grazie alla registrazione su videocassetta che il docente può vedere da solo o con gli studenti. Dopo aver identificato il segmento della lezione considerato poco chiaro, l'insegnante ripete a un altro gruppo di studenti, cambiando la sua presentazione per superare quelle incertezze emerse dal video.

Perché scegliere il microlearning per la scuola

Trattandosi di una metodologia veloce e smart e soprattutto suddivisa in piccoli bocconi (in inglese, infatti, è anche chiamata bite-sized learning), produce risultati concreti, i contenuti restano impressi nella mente in maniera più dettagliata. Ecco cinque vantaggi:

  1. Il microlearning può avvalersi di foto, grafici, video, podcast e così via
  2. La breve sessione di lavoro (5-10 minuti per singolo boccone) non risulta noiosa per gli studenti
  3. Per tutto c’è una addressability, un indirizzo per ridare un’occhiata
  4. E’ in linea con una prospettiva di lifelong learning divenuto ormai necessario per il mondo del lavoro
  5. E’ un sistema che, una volta appreso, può essere applicato ai più disparati ambiti sia in campo scolastico che a livello professionale

La duttilità del microlearning è data principalmente dall’innumerevole quantità di strumenti che possono essere utilizzati per metterlo in pratica. Come già evidenziato, ci si può avvalere di pillole come foto, grafici, brevi video o podcast per spacchettare contenuti che possono essere troppi complessi se analizzati nel loro complesso.

La breve durata di ogni singola sessione ha un enorme impatto sugli studenti, soprattutto sui giovani che tendono a distrarsi più facilmente. Impegnare la mente per 5 o 10 minuti sapendo che dopo ci sarà uno stop, aiuta a non annoiarsi e mantenere un adeguato livello di concentrazione.

Altro aspetto del microlearning è l’addressability: ad ognuno dei contenuti utilizzati corrisponde un link, un’indirizzabilità online che quindi libera lo studente dalla necessità maniacale di scrivere, prendere appunti e così via. Tutto è disponibile online.

Abbiamo visto anche come l’applicazione in classe o in DAD sia aperta ad una prospettiva più ampia, di lifelong learning.

Infine, una volta imparato, questo tipo di approccio può essere liberamente applicato anche in un’ottica di proprio desiderio di sviluppare un determinato tema e così via.

Scegliere il microlearning nella lezione frontale e nella didattica a distanza rappresenta da una parte la volontà del personale docente di mettersi in gioco integrando alla consueta modalità un metodo che produce risultati differenti, dall’altra parte è uno stimolo reale per i ragazzi soprattutto in un momento storico in cui anche le relazioni sono fortemente compromesse.  

La ricchezza dei micro contenuti

“La capacità di rimanere concentrati su contenuti che ci vengono veicolati e che richiedono uno sforzo mentale costante, focalizzato su un obiettivo è nota come attenzione sostenuta. Nel caso degli studenti in aula c’è chi cerca di memorizzare subito la lezione e chi, invece, attraverso una propria chiave interpretativa traduce i contenuti in appunti per delegare la memorizzazione a una fase successiva.

Se si considera che la soglia di attenzione è di 40-45 minuti, il consiglio è di osservare 15 minuti di pausa tra una lezione e l’altra nel corso della mattinata, in modo da preservare l’efficienza attentiva anche nel pomeriggio”.

Così, Roberto Dell’Acqua, docente del dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova, spiega come il cervello abbia necessariamente bisogno di risposo dopo aver prestato attenzione per 40-45 minuti. I micro contenuti hanno la potenzialità di abbattere totalmente questo schema mentale, chiedendo appena 10 minuti di attenzione (se non meno come abbiamo già visto) dando così immediato ristoro alla mente che può tornare a concentrarsi su un altro micro tema quasi subito dopo. Questo tipo di approccio se ha validità in classe, tra i banchi, vale ancora di più nel momento in cui ci spostiamo a casa, in Dad, quando mantenere l’attenzione costante può risultare ancor più complesso in particolar modo se molto giovani.

Esempio pratico di microlearning nella scuola odierna

Le micro lezioni sono applicabili praticamente a tutte le discipline: che si tratti di scienze, matematica, storia o geografia poco importa. Ogni materia di fatto può essere spacchettata per favorirne l’assimilazione. Il segreto sta nel ridurre al minimo le complessità di ogni argomento in modo che gli studenti possano, step by step, avvicinarsi al macro concetto senza tralasciare nulla.

Facendo un esempio pratico, l’apprendimento di una lingua straniera non può non passare per questo approccio didattico. Attraverso brevi video, canzoni in lingua e così via, il docente può proporre al gruppo classe piccoli spezzoni della vita quotidiana in modo che ci si possa esercitare nella conversazione su un determinato argomento. Immaginiamo di voler istruire la classe a sostenere una conversazione sul tema della violenza di genere. In appena 5 minuti, ascoltando ad esempio “Til It Happens to You” di Lady Gaga del 2016 e con una traduzione del testo alla mano, la classe apprende tutta una sorta di termini specifici sul tema. Il celebre brano, scritto per il documentario “The Hunting Ground” sulla violenza sessuale nei campus americani pone l’attenzione sulla verità delle verità: “Finché non succede a te non sai come ci si sente”. In così pochi minuti la classe avrà non solo ascoltato musica, ma appreso nuove parole in lingua e affrontato un tema di interesse globale. Altro vantaggio del microlearning, infatti, è proprio la multidisciplinarietà.

Nessuno resti indietro: il microlearning abbatte le diversità

L’approccio integrato del micro apprendimento annovera, tra i vantaggi, anche quello di accompagnare il gruppo classe verso un livellamento dei progressi e delle conoscenze. In una società sempre più attenta all’inclusività e che, specialmente nella scuola, si trova a fronteggiare ragazzi Bes, Dsa e con sindrome di iperattività, le lezioni in pillole permettono a tutti anche se in maniera differente, di tenere il passo, di essere ugualmente stimolati grazie al supporto di filmati e audio.

Questo non va erroneamente considerato come un desiderio di uniformità che non permetta poi l’emergere delle peculiarità e naturali predisposizioni degli studenti, ma va guardato come modello di integrazione e di protezione degli studenti che con bisogni specifici.

Le controindicazioni del microlearning

Quanto descritto fino ad ora lascia emergere chiaramente tutti gli aspetti positivi dell’utilizzo in ambito scolastico. Dovendo fare una valutazione oggettiva delle problematiche cui si potrebbe andare incontro facendo ricorso alle micro lezioni, l’unico vero problema è “di tipo burocratico” in quanto i docenti potrebbero riscontrare alcune difficoltà nel raggiungimento della conclusione del programma scolastico ministeriale della propria materia di insegnamento.

Un “problema non problema” in quanto accade spesso che non si riesca a fare tutto quanto disposto dal ministero dell’Istruzione di Viale Trastevere, ma che potrebbe far storcere il naso a quella maestra o quel maestro che invece tiene particolarmente al raggiungimento degli obiettivi imposti. In questo caso va fatta una scelta nell’interesse della classe e del reale apprendimento.

Si può decidere di non applicare il microlearning su tutto il programma dell’anno, si può scegliere di tirarlo fuori come un coniglio magico dal cappello quando ci si rende conto che la classe fatica particolarmente a portare a termine un tema, un capitolo, un pezzo di storia del Paese. Si può ricorrere alla multidisciplinarietà, coinvolgendo un altro insegnante per quegli argomenti che si intersecano e che possono essere “risolti” attraverso la visione di un filmato. Bisogna, insomma, saper correre e stare al passo con le nuove richieste che arrivano da ragazzi sempre più orientati verso un mondo che viaggia velocemente.


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