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Lo stato della formazione nella Pubblica Amministrazione

In 10 anni dimezzata la spesa in formazione nella Pubblica Amministrazione. I numeri dell’indagine INAPP 2021 e gli scenari futuri.

Per rispondere alle sfide poste dalle trasformazioni demografiche e tecnologiche, la Pubblica Amministrazione necessita oggi di maggiore trasparenza, semplificazione e apertura ai bisogni dei cittadini. In quest’ottica, diviene necessario intervenire sull’organizzazione del lavoro e sulla formazione del personale interno, favorendo lo sviluppo di nuove competenze che non riguardino solo l’aggiornamento sulle normative o l’utilizzo di strumenti tecnologici e digitali, ma anche l’adozione di modi innovativi di lavorare e di relazionarsi con i colleghi e con i cittadini-utenti (soft skills).

Ciononostante, i dati sulla formazione nella Pubblica Amministrazione degli ultimi 10 anni vanno nella direzione opposta. Dal 2008 al 2018 la spesa in formazione nella PA si è, di fatto, dimezzata, passando da 262 a 154 milioni annui. Parallelamente, è cresciuta di oltre 6 anni l’età media dei dipendenti, passando dai circa 44 anni del 2008 a oltre 50 nel 2018.

Sono questi i dati contenuti nel Rapporto INAPP 2021 appena pubblicato e presentato nel corso del webinar “Analisi e sviluppo delle competenze nella Pubblica Amministrazione. La proposta di Inapp a sostegno del cambiamento”, organizzato lo scorso 20 luglio.

Lo studio, che ha coinvolto 3.673 Unità Istituzionali, ha evidenziato alcuni dati preoccupanti:

  • il 71% delle PA non ha effettuato alcuna analisi dei fabbisogni preliminare alla programmazione della formazione;
  • il 76% delle PA non ha svolto alcuna attività di progettazione specifica dei corsi;
  • meno di un terzo delle PA mette in atto una valutazione finale dei corsi realizzati;
  • solo il 19% redige un piano per la formazione dei dipendenti;
  • meno di un quinto ha adottato innovazioni tecnologiche 4.0 per la digitalizzazione dei servizi e delle procedure interne di lavoro.

La formazione erogata è prevalentemente di tipo “addestrativo” e riguarda competenze giuridico-amministrative o formazione obbligatoria, in un’ottica fortemente “adempimentale”. Al contrario, competenze di tipo manageriale, gestionale, organizzativo, di trattamento dati e di familiarità con le nuove tecnologie digitali appaiono piuttosto trascurate.

Il tasso di partecipazione formativa e il tasso di accesso alla formazione degli over 50 sono più bassi di quelli degli under 50: un over 50 partecipa in media a corsi di formazione per quattro ore in meno rispetto a un under 50.

Inoltre, in due amministrazioni su tre lo strumento più diffuso per l’aggiornamento delle competenze degli over 50 consiste nella relazione lavorativa quotidiana diretta con colleghi e/o responsabili. Questo dato, unito al fatto che quasi la metà delle amministrazioni lascia alla singola persona la responsabilità del proprio aggiornamento professionale, fa comprendere come spesso non si abbia un piano chiaro per contrastare l’obsolescenza delle competenze dei lavoratori più anziani.

Scarsa, nel complesso, la progettualità rispetto a percorsi di sviluppo e carriera delle persone. È pertanto auspicabile, secondo Sebastiano Fadda (presidente INAPP), un rafforzamento della capacità gestionale e programmatoria interna alle Amministrazioni.


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